Le Cronache di Rinascita, parte seconda – Casus belli (settima ed ultima parte)

Arriviamo così all’atto conclusivo del torneo: il tableaux de bataille. In una rinnovata scenografia, il “premio” della giostra, la principessa Eloisa, appare in cima ad una delle torri delle mura di Beauregard. A presidiare la strada che conduce alla fortificazione è un cavaliere che non porta segni di riconoscimento, senza crest sull’elmo e senza stemma araldico, vestito di una livrea nera, dello stesso colore del suo scudo e della gualdrappa del suo destriero.

Chi dei sei vincitori della giostra riuscirà a sconfiggere il cavaliere nero e reclamare la mano della sorella del re? Siete pronti per il gran finale?

Ancora qualche riga e lo scoprirete!

I sei vincitori della giostra del giorno precedente vengono estratti a sorte per determinare l’ordine in cui affronteranno il cavaliere nero. Dopo un primo passaggio con lancia, lo scontro prosegue con un’arma spuntata. Il cavaliere nero ha 3 ferite, mentre gli sfidanti 2. Se il primo sfidante viene sconfitto, entra in lizza il secondo (sempre estratto a sorte) e così via, finché il cavaliere nero non viene battuto (le sue ferite sono cumulative) o finché non restano pretendenti alla mano della principessa.

La giornata del tableaux de bataille iniziò nel grigiore di nubi minacciose. Col passare delle ore, però, le nuvole iniziarono a diradarsi, permettendoci di contemplare lo splendore della scenografia preparata nel corso della notte. Alcune delle palizzate che tagliavano la lizza in due erano state riposizionate, in modo da creare una specie di viale che partiva dalle tende dei cavalieri a sinistra del palco reale e che, curvando poi leggermente verso destra, conduceva ad una delle torri delle mura di Beauregard. Il vento iniziò a soffiare più sostenuto facendo sventolare drappi e stendardi che adornavano le fortificazioni della città e i padiglioni intorno al campo della giostra. Il suono di corni e trombe fece da preludio all’apparizione della principessa in cima alla torre.

Nella notte gli operai di Beauregard hanno modificato la scenografia, in modo da creare un viale che conduce ad una delle torri delle mura della città. La principessa è “prigioniera” in quella fortificazione e osserva dall’alto i duelli tra i campioni che cercano di salvarla ed il cavaliere nero

Il vento a tratti sollevava il velo del copricapo, mostrando per alcuni brevi istanti il volto di Eloisa. Forse per la posizione sopraelevata, forse per il malore del giorno precedente, forse per una studiata interpretazione della propria parte di prigioniera, il viso della giovane appariva, a distanza, meno radioso e bello che d’abitudine. La principessa venne comunque salutata dalle acclamazioni della folla che si trasformarono in urla di disapprovazione quando il cavaliere nero emerse a sbarrare l’accesso alla torre della prigioniera.

Altro scorcio della lizza modificata per il Tableaux de bataille

Il pubblico, invece, fece sentire tutto il proprio giubilo ed entusiasmo quando l’araldo annunciò il primo sfidante: Thibaut di Fontainais. Prima che il suo volto venisse celato dalla visiera, non potei non notare un’espressione di disappunto del campione di Beauregard che, forse, avrebbe preferito affrontare il cavaliere nero non come primo sfidante, quello, in genere, con le minori possibilità di successo. Quando il cavaliere nero uscì dal sentiero che conduceva alla torre svoltando a sinistra sulla lizza, Fontainais abbassò la visiera e si preparò a caricare.

Il duello tra i due fu veramente avvincente. Entrambi i contendenti spezzarono la propria lancia. Poi il combattimento continuò con lo sfidante armato di un mazzafrusto e il cavaliere nero di una mazza (entrambi spuntati, ovviamente). I due si scambiarono colpi formidabili. Il primo a colpire in maniera decisiva fu Fontanais che fu dunque vinicissimo a sconfiggere il suo avversario. La folla era in delirio, ma l’entusiasmo si mutò in disappunto quando, con un colpo ben assestato, il cavaliere nero mise fine ai tentativi del prode Thibaut.

Dopo uno scontro avvincente e a lungo in bilico, Fontainais si deve arrendere al suo avversario

Dopo il primo sfidante, la situazione del cavaliere nero si è fatta già complicata. Gli resta un’unica ferita, ma si tratta, comunque, di un avversario formidabile.

Il secondo sfidante scelto dalla sorte fu il nostro Heltenmeirwin, cavaliere dell’ordine del ghepardo. Egli però non fu all’altezza del suo avversario e subì un primo colpo durante il passaggio con le lance. Estratta la sua spada, venne colpito all’elmo da un colpo di mazza ferrata e venne disarcionato.

Il cavaliere nero non offre scampo al campione di Volstadt

Mentre il pubblico invocava il nome del giovane e prestante Ailetier, che a detta di tutti sarebbe stato il candidato perfetto per Eloisa dopo Fontainais, venne estratto Dinonson. Approfittando della stanchezza del cavaliere nero, egli riuscì a colpirlo un’ultima volta e a sconfiggerlo.

A sorpresa, è Dinonson a disarcionare il cavaliere nero e a riportare l’ambita vittoria

Benché non raccogliesse l’unanime consenso del pubblico si trattava comunque di un cavaliere stimato e valente e la sua vittoria venne accolta da applausi festosi.

Una volta aiutato il cavaliere nero a rialzarsi e sinceratosi delle sue condizioni, Dinonson avanzò a piedi fino al palco reale, raccogliendo e ricambiando il saluto della folla. Godefroy invitò allora Eloisa a scendere dalla torre e a raggiungere il suo campione di fronte al palco reale. Nel frattempo scese lui stesso dal palco per complimentarsi con il vincitore ed attendere insieme a lui la principessa.

La giovane emerse da una delle postierle della torre, scortata da due armigeri. Il suo passo sembrava incerto e titubante. Anche il suo portamento sembrava meno regale del solito. Godefroy la osservava avanzare con un crescente disagio. Quando fu di fronte a lui, il fratello alzò il velo che le copriva il volto ed ebbe un sussulto di sorpresa. Non si trattava di Eloisa, ma della sua dama di compagnia! La ragazza scoppiò in lacrime e si lanciò alle ginocchia del sovrano implorandone il perdono.

Incapace di dare un senso alle parole sconclusionate che venivano proferite dalla giovane, il re la invitò a rialzarsi e cercò di calmarla. Fu solo dopo alcuni minuti che si riuscì a farle raccontare la verità: Eloisa era fuggita nella notte, assieme a Liutprando e al suo consigliere Heberardt e, a quest’ora dovevano aver lasciato l’isola ed essere in alto mare o già sbarcati sulle terre del Vecchio Mondo.

Una volta che la notizia trapelò, scoppiò il caos. La tensione tra gli uomini di Beauregard e quelli di Volstadt, così difficilmente contenuta la sera precedente, esplose con inusitata veemenza. Presto dalle parole si passò ai fatti, le armi vennero estratte dai loro foderi ed alcuni uomini delle due fazioni vennero feriti.

I due sovrani cercano di chiamare i propri uomini a raccolta per separare i contendenti e riportare un po’ di calma. Godefroy riuscì a trattenerne a stento il desiderio di sangue, mentre Helmut approfittò di quell’attimo di calma per ordinare ai suoi di abbandonare immediatamente la lizza e rientrare nei propri quartieri. Nella concitazione riuscì comunque ad intendere le parole di Snorri: “Ecco quello che vale la parola e l’alleanza degli uomini di Volstadt! Grazie veramente! Avete rovinato tutto. Sono sicuro che non ci sarà più neanche la mêlée!”. Mi trovavo accanto al mio re che diede l’ordine di evacuazione e tra i denti pronunciò “Il vecchio stolto me la pagherà. Anche lui”.

Ho difficoltà a ricordare gli avvenimenti immediatamente successivi. La tensione rimase altissima e in diverse parte della città, ogni volta che alcuni dei nostri venivano identificati, erano fatti oggetto di ingiurie e insulti, se non addirittura di attacchi violenti. Non mancarono i morti, da una parte e dall’altra.

In questo clima, Helmut diede l’ordine di rientrare a Volstadt senza perder tempo e Godefroy, incapace di riportare la situazione sotto controllo con i suoi sudditi, non fece assolutamente nulla, né per impedire la nostra partenza, né per assicurare la nostra incolumità. Il nostro addio a Beauregard fu tanto frettoloso quanto inglorioso, con i popolani della città, trattenuti a stento dalla vista di una colonna armata, che ci scagliavano contro maledizioni, offese e oggetti contundenti. Lasciammo dietro di noi diversi beni materiali che non fu possibile caricare, perché diversi carri erano stati vandalizzati. Il nostro sovrano riuscì a far caricare i suoi beni più preziosi ed io potei prendere le borse con i miei libri.

Il viaggio ritorno verso la nostra amata città fu altrettanto penibile e, benché procedessimo a marce forzate (che misero a rudissima prova i destrieri, gli animali da soma, ma anche il personale non militare al seguito – le donne e i bambini in primo luogo), il viaggio sembrò interminabile. Il tempo peggiorò rapidamente e la pioggia trasformò le strade in percorsi fangosi.

Durante l’intero tragitto Helmut parlò pochissimo, per lo più con gli ufficiali della sua guardia e dei due ordini templari. Quando la mesta processione fece finalmente ritorno nella nostra capitale, il re convocò immediatamente il consiglio di guerra.

Nel tempo riuscii anche a raccogliere informazioni sulle conseguenze a Beauregard provocate dagli eventi di cui ero stato testimone. Tutti i beni rimasti nelle nostre stanze e nei quartieri in cui erano alloggiati i nostri uomini e che non avevamo potuto portare con noi vennero sequestrati a mo’ di risarcimento. I nostri feriti vennero arrestati e puniti con estrema severità. Laddove, nel corso delle colluttazioni avessero inferto ferite gravi a sudditi di Godefroy, la sentenza fu la pena capitale o il carcere con condizioni durissime.

A ristoro per i danni subiti dalla fuga di Eloisa, Dinonson fu elevato a paladino del regno e lo stesso onore venne riconosciuto a Fontainais per aver evitato che Liutprando potesse prendere legittimamente in sposa (con tutti i titoli che ne sarebbero seguiti) la principessa. A Dinonson venne anche riconosciuto l’onore di portare lo stendardo da battaglia dell’esercito del re.

Anche Godefroy convocò il suo consiglio, perché l’affronto subìto reclamava una reazione adeguata. Si lanciarono così i preparativi per rafforzare il regno ed espanderne l’influenza nella prospettiva di un confronto aperto con Volstadt.

In un primo momento, però, l’obiettivo principale dell’ira del re fu uno solo: Eloisa. Godefroy decretò che ogni menzione della principessa venisse cancellata da tutte le cronache del regno, che ogni suo ritratto venisse rimosso e che nessuno osasse proferirne il nome in sua presenza. La sorella preferita del sovrano scomparse di fatto dalla famiglia reale in quel giorno infausto [come è possibile constatare nell’albero genealogico mostrato nell’articolo dedicato, nda].

A Forbrin-Dum una nuova pagina fu vergata nel libro dei rancori. Recava il nome di Helmut e di Volstadt. Snorri promise che i suoi guerrieri avrebbero trovato il modo di far sperimentare a quegli uomini senza onore il valore e la forza che non avevano potuto mostrare nella mêlée del torneo di Beauregard.

Di Liutprando, Eloisa ed Heberardt si persero presto le tracce. Qualche mercante di passaggio sull’isola affermò di averli incontrati (come si poteva non notare la bellezza della dama?) nel cuore di Bretonnia. Altri affermarono di averli visti in una taverna nei pressi di Talabheim. Altri ancora a Bogenhafen. Se quelle voci fossero state veritiere, avrebbero comunque indicato che i tre marciavano verso Kislev. Dopo queste ultime, scarne voci, di loro non si seppe più nulla. Per molto tempo…

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