Le Cronache di Rinascita – parte seconda: casus belli (terza parte)

Terza e penultima parte del nostro prequel che ci porta dal 2214 al 2217 C.I. Ci siamo lasciati con la vittoria bretoniana nel torneo di Beauregard organizzato come parte delle celebrazioni del matrimonio tra Godefroy I e la sua regina Amélie. A seguito di un malore improvviso del capitano della guardia reale di Volstadt, la squadra imperiale è stata completata dal suo aiutante di campo, il giovane Liutprando, follemente innamorato della meravigliosa Eloisa, la “perla” di Beauregard e sorella adorata del re. La principessa sembrerebbe ricambiarne i sentimenti. Pur non sfigurando, Liutprando è sconfitto e, forse per la vergogna, la sera stessa diserta il banchetto di chiusura delle festività e di lui si perdono le tracce. Riprendiamo da qui la narrazione di Albrecht Volstätter.

Di Liutprando non si ebbero notizie per poco più di due anni. Poi, improvvisamente, nel quinto giorno del terzo mese del duemiladuecentodiciassettesimo anno del calendario imperiale (noto nella tradizione popolare di rinascita come l’anno del lupo affamato), il giovane si presentò al palazzo reale di Volstadt e chiese udienza al capitano della guardia. Gottfried Malbeck aveva sempre avuto il giovane in gran simpatia e, pur serbando un certo risentimento per la sua improvvisa e immotivata scomparsa, probabilmente mosso più dalla curiosità che da un sincero desiderio di perdonarlo, acconsentì.

Il racconto di Liutprando andò ben oltre quanto Gottfried avesse potuto immaginare. Il giovane riconobbe apertamente di aver utilizzato un veleno, non particolarmente aggressivo, per metterlo fuori gioco e poter prenderne il posto nella lizza. Come unica giustificazione, ammise di aver perso completamente la testa per la principessa Eloisa e che quella passione lo aveva spinto a compiere quell’atto infame. La sconfitta subita gli aveva fatto aprire gli occhi e, travolto dalla vergogna, aveva deciso di non rientrare a Volstadt per poter espiare le proprie colpe, mettendosi alla prova in giro per il mondo, per poter poi rientrare rinnovato nello spirito e nei propositi. Dopo più di due anni di prove, sentiva finalmente di aver chiuso il cerchio e chiedeva a Gottfried di riammetterlo al suo servizio, non senza aver verificato con i propri occhi la prodezza marziale che aveva acquisito in quel periodo.

Scena di idillio e falconeria – Codex Manesse

Il capitano fu sconvolto da quelle rivelazioni. Pur biasimando ancor di più il giovane per la sua insensatezza, non poté non ammirarne la sincerità. Decise quindi di metterlo alla prova e dichiarò che sarebbe stato disposto a riammetterlo nella guardia, seppur non come suo aiutante, se fosse riuscito a sconfiggerne, uno dopo l’altro, i cinque migliori elementi in duelli in arcione e a piedi. Liutprando acconsentì senza batter ciglio.

 

Liutprando sconfigge, uno dopo l’altro, i cinque migliori cavalieri della guardia di palazzo

La prova venne fissata per la settimana successiva. Nei giorni che la precedettero, Gottfried osservò con attenzione Liutprando esercitarsi, restando stupito dalla abilità marziale che questi aveva acquisito. Passò invece quasi inosservato tale Heberardt di Bogenhafen, uno straniero dall’aspetto alquanto bizzarro vestito in maniera inusualmente raffinata per un uomo del nord dell’Impero e dai modi particolarmente affettati, che era arrivato a Volstadt insieme al giovane e lo accompagnava sempre durante i suoi esercizi. Interrogato sulla sua identità, Liutprando era stato alquanto vago, dicendo unicamente che era una sorta di consigliere spirituale che aveva incontrato durante le sue peregrinazioni e che lo aveva aiutato a dimenticare la principessa e a concentrarsi sul suo riscatto.

Venne il giorno stabilito e fu quasi senza sorpresa che Gottfried vide Liutprando sconfiggere, uno dopo l’altro, i migliori guerrieri della guardia reale sia nelle prove equestri che nei duelli appiedati. La superiorità del giovane sui suoi contendenti fu quasi imbarazzante al punto che il capitano non solo lo riammise nella guardia, ma lo insediò come suo vice.

Trascorsero così alcuni mesi e, quando i campi iniziarono a tingersi del giallo acceso del grano maturo, da Beauregard giunse un nuovo, inatteso invito. Godefroy e Amélie invitavano nuovamente re Hans II e la sua consorte alle celebrazioni per la nascita del loro primogenito, Mathieu. Nell’occasione, la sorella secondogenita del re,  Mélusine, avrebbe sposato un nobile cavaliere, Frédéric Corgrand. Il re avrebbe indetto un torneo ancora più spettacolare del precedente che sarebbe durato tre giorni e si sarebbe concluso con un tableau de bataille, in cui i vincitori delle giostre del secondo giorno avrebbero sfidato a turno il cavaliere nero.

Chi fosse riuscito nell’impresa di sconfiggere tale cavaliere dall’identità misteriosa avrebbe avuto in premio la mano di Eloisa, la sorella più piccola del re e di gran lunga la sua preferita, che aveva da poco compiuto i diciannove anni [è alquanto inusuale che le donne di Beauregard e Volstadt arrivino a tale età nubili. Per Eloisa, in considerazione del suo lignaggio e del fatto che il fratello stravedesse per lei, l’attesa si era protratta probabilmente alla ricerca, invana, di un consorte all’altezza, anche se i più maligni affermano che il vero ostacolo fosse Mélisende che non avrebbe mai accettato che la sorella più piccola convolasse a nozze prima di lei, soprattutto considerando che molti dei pretendenti alla sua mano erano stati sprezzamenti dismessi dopo aver dimostrato di essere molto più interessati alla sorella più piccola che a lei. Liberato di tale ostacolo, Godefroy doveva aver deciso di approfittare dell’occasione per accasare entrambe le sorelle – annotazione di Albrecht].

La data delle celebrazioni era stata fissata per la terza settimana del nono mese, al termine della vendemmia.

Un’eccitazione quasi irreale colse tutta la corte. Re Hans e la regina Brunhilde avrebbero partecipato di persona alle celebrazioni e sarebbero stati accompagnati dal figlioletto Klaus e da un seguito imponente [anche io, in qualità di precettore del giovane principe avrei partecipato e sarei stato testimone oculare di tali eventi – annotazione di Albrecht]. La guardia di palazzo venne ovviamente mobilitata, ma, onde non correre nessun rischio, Gottfried comunicò al suo vice che, questa volta, sarebbe rimasto a Volstadt con il compito di comandare la compagnia delle guardie a presidio della magione reale. Se Liutprando rimase deluso da tale decisione, non lo diede minimamente a vedere ed anzi si adoperò con vigore ed entusiasmo per aiutare Gottfried in tutti i preparativi del caso.

Caccia al cervo con cani e cavalli – miniatura medievale da Le Livre de chasse de Gaston Phébus (XV secolo).

Qualche giorno prima della partenza Re Hans espresse il desiderio di andare a caccia e Gottfried si unì al seguito per garantirne, assieme ad una squadriglia della guardia, la sicurezza. Mentre Liutprando rimase a corte per continuare i preparativi, Heberardt chiese di poter accompagnare Gottfried per poter ammirare la terre e la foresta che circondavano la capitale del regno. Imrovvisamente, spronando il proprio cavallo per seguire il proprio sovrano, il capitano della guardia cadde, ferendosi gravemente alla testa. Il sottopancia della sella aveva improvvisamente ceduto, sbalzando il povero Gottfried da cavallo senza che egli potesse farci alcunché [del cedimento venne ritenuto responsabile il palafreniere del capitano che non si era accorto della corrosione del cuoio – annotazione di Albrecht]. Il malcapitato venne portato urgentemente a palazzo e affidato alle cure dei migliori medici di corte, ma apparve subito chiaro che le sue condizioni fossero piuttosto gravi. Un viaggio lungo ed estenuante come quello da Volstadt a Beauregard era chiaramente fuori discussione. In quanto suo vice, spettò quindi a Liutprando l’onore di guidare la guardia reale.

Qualche giorno prima della partenza del corteo reale, Heberardt chiese a Liutprando la licenza di precederlo, onde poter esplorare a suo piacimento e con maggior tempo le meraviglie che la parte meridionale di Rinascita poteva offrire e, ottenuto il permesso, lasciò Volstadt [ho ritenuto di aggiungere questo particolare, all’apparenza insignificante, alla luce degli eventi successivi – annotazione di Albrecht].

(continua)

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