Ripartiamo da dove eravamo rimasti: il giorno della parata per il grande torneo di Beauregard. Mentre i cavalieri sfilano sotto al palco reale eretto davanti alle mura della città, in un tripudio di grida, suoni e colori, nessuno può sospettare che il destino dell’Isola di Rinascita verrà sigillato dagli avvenimenti dei giorni successivi.
Benvenuti al gran finale del “capitolo introduttivo” della nostra campagna casalinga. Spezzerò la storia in tre parti: la parata, la giostra, il tableaux de bataille.
Incuriositi? Allora continuate a leggere questo resoconto che, come per il precedente torneo, alterna la lucida cronaca di Albrecht Volstätter alle meno “poetiche” considerazioni sullo svolgimento del gioco da parte dello scrivente.
Buona lettura.
Lo spettacolo della parata dei cavalieri fu assolutamente meraviglioso! Fieri e risplendenti nelle loro armature e livree i dodici partecipanti al torneo sfilarono intorno alla lizza con eleganza marziale per ricevere il saluto della folla, per formare un’unica fila di fronte al palco reale. Entrarono per primi i nostri campioni dal lato sinistro della lizza secondo l’ordine sorteggiato. In testa Karl Eintel della guardia reale, noto per la sua rettitudine ed il senso dell’onore; dietro di lui, avvolto nella pelle di un ghepardo, Helmut Herbert, forte della sue fede in Sigmar; terzo, Franz Helneuholmard, della fortezza del tramonto, il miglior cavallerizzo del regno, seguito dal suo commilitone, Kurt Maierbec, guerriero imponente insensibile alle ferite subite; in quinta posizione colui in cui riponiamo le nostre speranze maggiori per conquistare la vittoria, Liutprando Grandmeirton, il vicecomandante della guardia del re. A chiudere, il secondo rappresentante dell’ordine del ghepardo, Richter Heltenmeirwin, tanto giovane, quanto impetuoso.
Le regole di Full Tilt prevedono che ogni cavaliere in lizza possa scegliere una virtù cavalleresca. Le regole sono ovviamente pensate per cavalieri bretoniani, quindi, per restare nello spirito del gioco e rendere la sfida equilibrata, si è trattato di attribuire tali virtù anche ai cavalieri imperiali. Per fare questo, ho deciso di distribuirle casualmente, secondo il metodo suggerito nelle regole aggiornate del minigioco presentate recentemente su Warhammer Community, limitando però la scelta a quelle virtù che non stonassero eccessivamente con il background dell’impero e correggendole per marcare una minima differenza con la prodezza bretoniana. Così, Eintel ha anche lui la virtù della purezza che impedisce di “giocare sporco” (vale a dire utilizzare le opzioni “Swipe” e “Dodge”, ma, in cambio, offre la possibilità di rilanciare i tiri armatura falliti). Herbert ha la virtù della devozione (che offre 3 favori = 3 rilanci di dadi), ma per Sigmar non per la Dama, ovviamente. Helneuholmard ha la virtù della disciplina per cui non potrebbe essere disarcionato, ma in questo caso ho deciso di “limitarla”, migliorando il tiro per non cadere da cavallo ad un 2+ (la versione bretoniana impedisce del tutto il disarcionamento). Heltenmeirwin ha la virtù del cavaliere impetuoso che comporta il suo colpire sempre per primo a prescindere dal “colpo” selezionato (anche in questo caso, ho corretto la versione imperiale, che si “attiva” su un 3+). Per Liutprando, al centro della storia, ho fatto, ovviamente, un’eccezione, perché possiede 2 virtù: la virtù della giostra (colpisce in automatico) e del valore (raddoppia il risultato del dado per determinare il favore ricevuto).
La squadra bretoniana entrò dal lato destro della lizza, completando il giro in senso opposto. In testa sfilò Mathieu Dinonson, della rocca dissacrata, altero e orgoglioso, seguito da Rogier Aileter, della roccia perduta, tanto galante quanto arrogante. Fu quindi la volta di Louis Legris, il cavaliere del lago incantato, devoto della Dama. Quarto entrò il signore di Fontanais, Thibaut Domden, il più abile giostratore del regno. Dietro di lui Hubert Benadinonwin, noto come il cavaliere della torre distrutta e famoso nel regno per la sua rettitudine e senso dell’onore. Un giovane cavaliere errante di nome Clovis Aisden, noto anche come il cavaliere della spada spezzata, chiuse la sfilata.
Anche l’attribuzione delle virtù per i cavalieri bretoniani è stata eseguita, con alcune eccezioni, secondo il metodo casuale suggerito nelle regole aggiornate. Per il cavaliere errante non si utilizzano virtù, ma, grazie alla sua gioventù e avvenenza, ottiene automaticamente il favore delle dame ed il risultato del tiro sul D6 viene raddoppiato. Fontanais, il rivale naturale di Liutprando ha ricevuto anche lui la virtù della giostra, mentre la sorte ha voluto (fortunatamente) che i cavalieri bretoniani già presenti nel torneo precedente ottenessero la medesima virtù: il nobil disdegno (ignora la prima ferita) per Dinonson, il valore per Aileter, la devozione per Legris e la purezza per Benadinonwin. Nel complesso un lotto piuttosto equilibrato di virtù per le due squadre.
Una volta terminato lo schieramento e ricevuto il saluto del palco reale, alternandosi tra le due squadre, i cavalieri avanzarono secondo l’ordine di ingresso per richiedere il favore delle dame presenti. Fu un momento accolto con particolare divertimento da parte del pubblico che sottolineò con urla di approvazione, stupore o addirittura scherno il risultato ottenuto dai vari campioni. Un boato accompagnò, ad esempio Rogier Aileter, quando la dama da lui corteggiata, tagliò una delle sue trecce e la legò all’estremità della lancia (il mio vicino sottolineò che la treccia rappresentava il massimo favore che una dama potesse accordare ad un cavaliere). Scherni (anche un po’ grossolani) furono lanciati alla volta di Legris e Meierbec che ottennero solamente un velo dalle loro consorti. Un silenzio irreale, però, calò sulla folla quando il signore di Fontainais avanzò, ancora una volta, di fronte a madama Eloisa. Dopo un attimo di esitazione, con un sorriso malizioso, ella donò al cavaliere la cintura che cingeva la sua esile vita. La folla reagì con grida, applausi e risate. Quando fu il momento di Liutprando di muoversi, tutti gli occhi si fissarono sul nostro campione e tutti si domandarono se egli avrebbe osato nuovamente competere con Fontanais per il favore della stessa dama. Liutprando avanzò con andare ostentatamente lento, piroettò due o tre volte sotto al palco reale quasi a mostrare una certa indecisione e poi, nuovamente, si fermò di fronte alla sorella del re. Colsi uno sguardo di disappunto negli occhi di entrambi i sovrani di Beauregard e Volstadt. Eloisa, sollevò lievemente l’orlo della sua veste, stracciò un lembo della sua sottoveste e lo legò intorno alla punta della lancia di Liutprando, con un sorriso che mostrava un innocente divertimento. Il pubblico, ad interrompere un silenzio che si stava protraendo oltre il tollerabile, scoppiò in un applauso fragoroso.
A differenza delle regole normali di Full Tilt che richiedono un doppio risultato uguale sul tiro di 2D6 per attribuire un favore, ho deciso di offrire ad ogni cavaliere la possibilità di approfittare dei favori, decidendone l’attribuzione sul lancio di un unico D6. La treccia (ottenuta sul risultato di 6) equivale alla possibilità di ritirare 6 volte un risultato di dado sfavorevole (come in tutti i giochi GW, il giocatore deve comunque accettare il risultato del secondo lancio). La cintura equivale ad un 4 e la sottotunica ad un 3. Mi preme ricordare che la seconda “virtù” di Liutprando gli consente di raddoppiare il valore ottenuto, quindi anche lui parte con 6 possibilità di ritirare il dado. I favori non utilizzati durante la giostra possono essere riportati alla giornata conclusiva da parte dei cavalieri vincitori.
La parata dei cavalieri continuò ad eccitare gli animi e le discussioni per tutto il resto della giornata. L’argomento sulla bocca di tutti, però, fu il contegno della sorella del re che venne esaltato come esempio di perfezione diplomatica. La cintura era stata un oggetto ideale per assecondare la richiesta di Fontainais, sufficientemente intimo ma non impudico. E aver stracciato un lembo della propria sottoveste per Liutprando, voleva dire aver offerto un favore inferiore a quello donato al bretoniano, senza umiliare l’ospite imperiale. Anche il re di Beauregard appariva completamente soddisfatto per la reazione della sorella. Persino i commenti nei confronti di Liutprando furono piuttosto positivi. Se qualcuno biasimò la scelta di chiedere nuovamente un favore ad Eloisa, perché avrebbe potuto mettere in imbarazzo la famiglia reale, molti altri sottolinearono che fosse una mossa quasi obbligata, determinata dall’infausta azione del torneo di due anni prima; Liutprando avrebbe fatto uno sgarbo ben maggiore se si fosse rivolto ad un’altra dama in questa occasione!
La giornata trascorse tra banchetti, risa e una sempre maggiore familiarità tra le delegazioni dei tre regni rappresentati. Solo il re dei nani, Snorri Brokalukgrom, restava ogni tanto in disparte, soffrendo l’impossibilità per i suoi guerrieri di mostrare il loro valore nella giostra a cavallo, ed aspettando con ansia l’ultimo giorno del torneo nel quale la mêlée avrebbe consentito ai suoi campioni di mostrare ai suoi alleati uomini la loro supremazia ed invincibilità. Ogni volta che Helmut e Godefroy vedevano Snorri isolarsi, si affrettavano a raggiungerlo e coinvolgerlo nelle loro discussioni. Fu così che l’intera serata trascorse nel buonumore e nell’intesa.
Come sarebbe stata differente l’atmosfera alla fine del giorno succesivo!